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Gli appunti, i riassunti e le annotazioni sono praticamente un’estensione del corpo di ogni studente universitario, un bene imprescindibile e, a ragion veduta, conservato con estrema gelosia.
Ogni tendenza maniacale all’ordine e al rigore trova la massima espressione negli elaborati personali: suddivisioni in capitoli, paragrafi e capoversi, disegni fatti con riga e compasso, utilizzo degli evidenziatori e dei colori a seconda del contesto e dell’importanza della frase, variazioni di carattere, dal corsivo al grassetto passando per lo stampatello, e sottolineature. Sono tutte tecniche consolidate di cui ognuno di noi si serve sistematicamente per far sì che il nostro demone interiore tragga soddisfazione dalle nostre opere.
Tutti noi studenti ossessivo-compulsivi abbiamo lo stesso cruccio: “Qual è il modo migliore di tutti per scrivere testi che raggiungano la perfezione, l’armonia, il rigore formale e la massima eleganza?”
Al terzo anno di università ho trovato una risposta più che soddisfacente: LaTeχ (pronunciato “Làtec”, poiché l’ultima lettera è una chi greca minuscola).
LaTeχ è un formattatore di testi che offre innumerevoli possibilità e permette di redigere documenti di eccellente qualità. È universalmente adottato da professori e ricercatori in ambito STEM (Science, Technology, Engineering & Mathematics) per scrivere dispense, testi di esame e altro, grazie alla facilità con cui è possibile scrivere espressioni matematiche.
In figura sono riportati due screenshot di un documento scritto con LaTeχ.
Come potete vedere, è possibile creare tabelle, espressioni, inserire figure, riquadrare delle parti del testo e molto altro. Vi chiederete, a questo punto, quale sia la differenza con Word.
I vantaggi principali sono la gestione delle espressioni matematiche e dell’impaginazione, la possibilità di realizzare con un solo comando l’indice e/o l’indice analitico, la grande flessibilità e la capacità di estensione. Un’altra notevole comodità è data dal fatto che le figure, i paragrafi, i capitoli e le tabelle vengono numerati automaticamente.
La differenza sostanziale rispetto a un programma di videoscrittura (come Word) è che LaTeχ è, ripetiamo, un formattatore di testi. Ciò significa che il documento non si vedrà così come viene visualizzato mentre lo si scrive. Per fare chiarezza, nella prossima figura si riporta ciò che concretamente bisogna scrivere per ottenere le due pagine della figura precedente. Si dice quindi che LaTeχ non è WYSIWYG (What You See Is What You Get), contrariamente a Word. Ciò implica che è necessaria una certa capacità di astrazione.
È chiaro, dunque, che lo svantaggio principale è la difficoltà di dover imparare un vero e proprio linguaggio. Ma è esattamente questo che fa di LaTeχ uno strumento così potente e raffinato: il testo non verrà fuori così come lo si vede, bensì come lo si pensa!
Se studiate matematica, fisica o ingegneria, molto probabilmente dovrete imparare a usarlo per scrivere la tesi e le relazioni di laboratorio, volenti o nolenti. Per il primo approccio vi consigliamo una guida molto agevole reperibile su internet: “Impara LaTeχ e mettilo da parte”. Vi basterà leggere l’introduzione e la parte sulle caratteristiche generali, dopodiché potrete consultare all’occorrenza le varie sezioni in cui viene spiegato come fare le tabelle, inserire le figure, espressioni matematiche ecc. Inoltre, in rete potete trovare innumerevoli siti e corsi al riguardo e, soprattutto, infiniti (utilissimi) forum.
Per quanto all’inizio possa sembrare difficile, scrivere con LaTeχ è un’arte: infatti “Teχ” sta per “τεχνη” (“tecne”), da cui la parola “tecnica”, ma che tradotta letteralmente significa, appunto, arte.
Lorenzo Luzzo