
La musica e lo spettacolo… un mondo in cambiamento
Martina Marradi intervista Pietro Pelliciari, laureato al PROGEAS presso l’Università degli Studi di Firenze che ci spiegherà i cambiamenti del mondo dello spettacolo e della musica a partore dallo sviluppo repentino dei social media.
–Come ritieni che il mondo della musica e dello spettacolo, in generale, sia mutata in questi ultimi anni? I social networks possono essere la causa di questo cambiamento?
Sì. La musica è un medium e, essendo un messaggio, passa attraverso l’industria musicale. L’impatto più grande è avvenuto con le piattaforme di streaming online, perché hanno cambiato il modo di ascoltare la musica, in parte risolvendo un problema, che era quello che si era sollevato nei primi anni del 2000, fino al 2010, quando dilagava la pirateria online: ciò è stato risolto con le piattaforme di streaming, dove per accedere è necessario un abbonamento. È cambiato il modo di ascoltare la musica, perché viene concepita in maniera diversa: il concetto di album musicale è praticamente quasi scomparso… è rimasta soltanto una raccolta di brani singoli. Se andiamo ad osservare la storia della musica, questo significa tornare alle origini: all’inizio, le prime pubblicazioni dell’industria musicale, erano i 45 giri, dove c’era solo il lato A e il lato B (ed erano singoli), ma quando sono nati i 33 giri è stata creata una raccolta dei brani più famosi (ndr ogni artista aveva il proprio). Adesso sta succedendo la stessa cosa, perché escono solo singoli che, anche se formano un album, sono privi di un pensiero alla base. […] Il creare un’opera più grande di una canzone viene un po’ acadere perché si va scegliere i singoli brani, in quello che deve definito come cherry-picking, dove si ascolta ciò che si vuole. Ciò non accadeva nemmeno quando c’erano i cd perché dovevamo comprarlo. Circa i social network c’è una grande facilità di produzione musicale e di visibilità, ma il mercato è saturo: se un tempo YouTube era un mezzo per emergere adesso diventa più difficile, anche se una possibilità te la offre.
–Si parla spesso di programmi televisivi trash, che divertono, ma non insegnano: tu cosa ne pensi? Vanno aboliti o sono una fonte di svago?
Credo che l’abolizione non si sia mai la soluzione, perché causa una reazione spesso contraria. Sicuramente le persone hanno bisogno di “mangiare e divertirsi“… non sempre si va a cercare la cultura, ma penso che i produttori e gli ideatori abbiano il dovere morale di dare una base culturale ai programmi. La soluzione al trash è la cultura, cioè una sottobosco culturale di crea: per fare un esempio i film degli Avengers hanno una base culturale, perché raccontano le grandi storie (ndr l’eroe che combatte il cattivo)… cosa che non è presente in High School Musical, ma penso che per Uomini e Donne una soluzione non ci sia (ndr ride).
–Molti sostengono che i social e YouTube stia rubando spazio alla televisione. Alcuni parlano di possibile estinzione dei programmi televisivi. Sei d’accordo?
Parlare di estinzione della televisione è impensabile, perché significherebbe cambiare completamente il pubblico di riferimento. Quando la mia generazione sarà anziana si potrà, forse, parlare di ciò, ma anche la televisione si sarà evoluta. Quindi, non si può parlare di estinzione della televisione anche perché il modo in cui le nuove generazioni la percepiscono è differente: i millennials sono stati abituati a scegliere cosa vedere alla televisione… è un on demande ( chi accende la televisione sceglie cosa guardare), mentre la generazione precedente guardava cosa le veniva dato (la generazione da palinsesto). Ma adesso la televisione si sta evolvendo verso l’on demande e proprio questa evoluzione rende la televisione molto forte: il livello di produzione e montaggio è sempre più alto rispetto ad uno youtuber. […].
–Alcuni ritengono che la musica italiana non abbia carattere e sia una mera replica di quella americana. Ritieni invece che ci siano degli elementi di assoluta copia oppure di diversità e originalità?
Ma la musica italiana di adesso o di 50 anni fa?
La musica di adesso, nel 2021.
Credo di no. Ovviamente la musica che influenza è la musica anglofona, ma le influenze sono tante adesso. Ogni parte del mondo ha creato un proprio modello di musica, di ogni stile dal pop all’hip hop. La vera invasione americana avvenne cinquanta anni fa con il Blues che cambiò per sempre la storia della musica italiana. Prima la musica italiana era fondata sul Bel canto che derivava dall’Opera, successivamente il Blues si è fuso con il Bel canto in una stratificazione generale ed è per questo che è difficile affermare che la musica italiana non abbia carattere. Sotto un profilo musicale siamo ininfluenti, perché la lingua anglofona, proprio grazie alla diffusione mondiale del Blues, ha preso la supremazia… forse l’unica influenza della musica italiana era negli anni Sessanta quando Elvis si faceva tradurre le musiche di Modugno. Attualmente i più grandi arstisi italiani hanno ampliato il loro bacino d’utenza cantando in lingua spagnola, come Tiziano Ferro o Laura Pausini.
Per finire parliamo di te…
–Com’è nata la tua passione per lo spettacolo?
Sono sempre stato attirato da tutto ciò che riguarda il mondo dello spettacolo. Il primo ricordo che ho di una sala cinematografica è quando nel 2003 non andai a vedere “Toy story”, ma Il terzo film de “Il signore degli anelli” e avevo 6 anni! Al liceo ascoltavo di tutto, ma un giorno rimasi affascinato da Morgan a X Factor. Iniziai ad ascoltare i consigli musicali che dava e poi anche la sua musica, fino ad entrare in un mondo più “intellettuale” della musica cantautorale […]. Quasi dieci anni dopo, durante la scorsa pandemia, […] ho contattato personalmente Morgan e abbiamo collaborato…É stata una grande soddisfazione per me.
–Quando RTV38 ti ha chiesto di collaborare con sé come ti sei sentito?
Ho fatto la collaborazione presso RTV38 durante il tirocinio prima della laurea triennale e successivamente mi hanno contattato… e da più di un anno, ormai collaborono con loro. È una grande soddisfazione per me. Sto in un ambiente che ogni giorno produce contenuti ed idee […] e ciò mi piace tanto, sia contattare gli ospiti che allestire una trasmissione. Mi sono trovato a parlare al telefono con il mio idolo calcistico dell’infanzia o il Presidente della Regione e questo grazie a RTV38 che ha una storia solida alle spalle.
–Ritieni che l’Università di Firenze ti abbia aiutato nell’apprendimento dei segreti del mestiere e nel raggiungimento dei tuoi futuri obiettivi?
In parte sì. Tutto quello che fai va a costruire il tuo substrato, mattoncino dopo mattoncino. Senza l’Università non sarei stato contattato: non è solo quello che studi, ma come lo studi… con passione e curiosità. La curiosità ti porta a farti affascinare da quello che vedi e da quello che ti spiegano […] anche se quel professore non è il più bravo del mondo. Voler essere istruiti dai più bravi del settore, con aria snob, è un limite: anche chi dà meno, qualcosa comunque ti dà. Bisogna sempre pensare che ciò che si studia ci sarà utile in qualche modo.
Firenze, 13 aprile 2021