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In tempi di elezioni del Quirinale non potevo far altro che approfondire un episodio del passato emblematico su ciò che rappresenta e dovrebbe rappresentare il Presidente della Repubblica.
Come recita la prima parte del primo comma dell’articolo 87 della costituzione italiana: “ Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”.
Da ciò evinciamo chiaramente qual è lo scopo principale della prima carica dello stato: promuovere coesione e l’unità nazionale.
Elemento, quest’ultimo, tutt’altro che scontato in uno stato di recente creazione e scarsa coscienza nazionale come l’Italia.
Un paese, quello dello stivale, così poco patriottico necessita chiaramente di un ruolo che, per assurdo, sia volto a garantire la sopravvivenza stessa della nazione.
Colui o colei (anche se per adesso il glass ceiling di una donna presidente non si è ancora “rotto”) preposto a questo incarico “unionista” è appunto il Presidente della Repubblica.
Effettivamente può sembrare, messa così, mera retorica. Quindi per dare un’immagine maggiormente calzante vorrei citarvi un evento drammatico in cui veramente il PdR ha rappresentato l’Italia tutta nella sua interezza. L’occhio cade inevitabilmente sulla nostra Firenze, in particolare a quei giorni dal 3 al 6 novembre del 1966, l’alluvione magistralmente raccontata da Luciano Bausi nel libro Il giorno della piena .
L’evento fu traumatico non solo per la città toscana e i suoi dintorni ma per tutta Italia. L’esondazione dell’Arno provocò infatti ben 35 morti e danni ingenti al patrimonio artistico cittadino (i magazzini della Biblioteca Nazionale allagati, il Crocifisso di Cimabue,…) .
Firenze, disastrata, vide l’arrivo dell’allora Presidente Giuseppe Saragat, già segretario del partito socialdemocratico (PSDI), ministro degli affari esteri e Presidente dell’Assemblea Costituente fino al febbraio 1947.
In carica dal 1964, Saragat arrivò ,come riporta la stessa Biblioteca Nazionale, addirittura prima dei soccorsi a bordo di un fuoristrada. Non mancarono certo le contestazioni ma il suo arrivo rese l’idea a milioni di italiani di ciò che stava accadendo a Firenze e dell’enorme e disperato bisogno di aiuto che necessitava. Aiuto poi ampiamente ottenuto e chissà, forse anche per merito di un Presidente molto propenso anche in altri disastri a muoversi in prima persona (Belice, Vajont).
In momenti così difficili della storia nazionale la figura del capo dello Stato esce dalla sua immagine ovattata e lontana dal Paese reale. Il PdR scende direttamente sul campo e in quell’istante cessa di essere soltanto il Presidente della Repubblica italiana, diventando la Repubblica italiana stessa. Attorno a lui si ripongono speranze, frustrazioni, gioie e dolori di tutto un popolo.
La prima carica dello stato formalmente è dunque solo simbolica (non mancano però le eccezioni di presidenti con purtroppo derive presidenzialiste) . Ma quel simbolo per un’Italia quanto mai dimentica di un passato comune, pessimista totale e inconsolabile verso il futuro, è oggi come ieri e domani quanto mai necessario.
Andrea Manetti