Sono un cameriere, ma anche uno studente universitario!

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Quanti di noi, pensando all’Università e al lavoro si mettono le mani tra i capelli? «È letteralmente impossibile. Non si possono svolgere queste due attività contemporaneamente» pensano molti. Effettivamente è molto difficile e spesso sembra un ostacolo insormontabile. L’Università degli Studi di Firenze ha istituito da tempo un percorso formativo ad hoc per questa categoria. In realtà non parliamo di studente lavoratore, ma di studente part time: ciò che, per noi, può sembrare una mera differenza lessicale (potremmo pensare che studente lavoratore e studente part time siano in fondo la stessa cosa), per l’Università designa una macroarea molto più ampia.

Uno studente può definirsi part time se: è un lavoratore; è impegnato nella cura e assistenza di familiari; presenta problemi di salute o di invalidità; è una studentessa in gravidanza; è uno studente o una studentessa con figli; presenta dei disturbi specifici dell’apprendimento; è impegnato nello sport ad alto livello nazionale o internazionale. Come è possibile notare il percorso formativo previsto per lo studente part-time non può essere superiore al doppio degli anni previsti dal relativo corso di studio: 


Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di essere studente part time?

I vantaggi

Lo studente part-time è tenuto a pagare una quantità di tasse, ovvero la tassa di iscrizione, in quantità molto inferiori rispetto al classico studente universitario, mentre la tassa regionale per il diritto allo studio universitario e l’imposta di bollo restano invariate. Inoltre, gli spettano le stesse agevolazioni economiche per merito. Se, però, non fosse in grado di concludere il suo percorso di studi entro gli anni richiesti, non ci saranno più tasse agevolate oltre gli anni fuoricorso.  Lo studente può studiare liberamente secondo i propri ritmi senza sentirsi oppresso dal frequentare e dal dare tutti gli esami del proprio semestre e, inoltre, presenta un appello in più, solitamente nel mese di aprile. 

Gli svantaggi

Affinché si possa continuare ad essere considerati studenti part time è fondamentale rientrare nel range di crediti minimi e massimi richiesti, evitando di non raggiungerli oppure di “sforarli”. Se tali vincoli non vengono rispettati, il proprio status viene perso: se lo studente non ha più i requisiti necessari per il rinnovo dell’iscrizione part-time o non ha rispettato l’impegno formativo previsto gli viene revocata la qualifica di studente part-time e deve integrare la quota dei contributi dalla quale era stato esonerato. È, però, consentito presentare una nuova richiesta di tempo parziale, facendo domanda al Rettore. La richiesta di iscrizione a tempo parziale non può essere presentata per l’anno accademico nel quale lo studente intende partecipare a bandi relativi alla mobilità internazionale e all’attività di collaborazione a tempo parziale. 

Il numero di studenti lavoratori in Italia

L’Italia non risulta di certo essere la prima Nazione al mondo per quantità di studenti lavoratori. Secondo l’Istat la fetta di 15-29enni che nel 2018 era impegnata come studente lavoratore riguardava 206mila soggetti, con una leggera maggioranza di femmine (109mila, pari al 53%).  Il dato, però, non è completamente aderente alla realtà perché spesso, oltre a chi lavora nella ristorazione o come rider, c’è chi dà ripetizioni, fa la babysitter o consegna volantini, per lo più in nero, non permettendo di essere registrato nelle statistiche ufficiali. Secondo Almalaurea il 59%  dei laureati del 2018 ha compiuto una qualche esperienza di lavoro nel corso degli studi universitari. Pochi sono quelli che concludono i loro studi lavorando stabilmente: circa il 6%, mentre le mansioni maggiormente svolte consistono in piccoli lavoretti saltuari e disomogenei nel tempo. 

La maggior parte degli studenti lavoratori, soprattutto chi lavora nella ristorazione, non ha un contratto regolare e guadagna molto poco: per mantenersi deve lavorare molto, soprattutto in specifici periodi, dove è presente una forte richiesta, come il periodo delle festività natalizie: questi momenti coincidono con il periodo di preparazione agli esami. Ciò ovviamente espone questi ragazzi a momenti di forte stress, sia fisico che cognitivo, ma non solo. Tornando a casa stremati dal lavoro, gli studenti non riescono a preparare gli esami, indaffarati dalle bollette che devono pagare, da come devono gestire il denaro per arrivare a fine mese o semplicemente per la stanchezza, finendo per darne pochissimi durante il semestre.

Tutto questo perché? Perché anche tra gli studenti universitari c’è chi è costretto a lavorare per vivere e mantenersi gli studi, e proprio quando lavorare non è una scelta, ma una costrizione, che lo studio si fa più difficile. Immaginiamo di dover lavorare per dover sopravvivere, anche se il nostro sogno è quello di laurearci: mangiare e avere un tetto sopra la testa sarà comunque il nostro primo pensiero al mattino. Per questo sarebbe necessario aumentare gli aiuti agli studenti con servizi e welfare che siano veramente sinonimo di diritto allo studio. In conclusione, possiamo affermare che lavorare e studiare non è impossibile, ma è spesso “il sistema” che lo rende come tale o quanto meno non agevole. È necessario intraprendere a livello istituzionale, un percorso di aiuto e sostegno al lavoratore part time per conciliare lo studio, un diritto, con il lavoro, spesso una necessità.

Martina Marradi

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