LA DEMOCRAZIA COMPUTERIZZATA

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E-democracy: democrazia elettronica o computerizzata. In questi ultimi anni questo argomento è un vero trending topic e in occasione delle elezioni studentesche dell’Università degli studi di Firenze, che sono avvenute attraverso una apposita piattaforma online, l’11 e il 12 maggio 2021, non possiamo non parlare di questo tema e di come la differenza tra una democrazia “offline” e online sia più grande di quanto si pensi. 

 Ma cosa è esattamente la E-democracy? E quali sono i principi su cui si fonda? 

La E-democracy si contraddistingue per l’utilizzo di sistemi digitali ed informatici allo scopo di creare una vera e propria democrazia orizzontale, paritaria, libera e diretta. Nella sua teorizzazione più pura, mediante gli strumenti elettronici, come il computer o il cellulare, e una connessione internet, il cittadino è in grado di prendere direttamente le decisioni politiche più rilevanti bypassando la classe politica e azzerando la distanza, sempre più abissale, con la classe dirigente al potere. Dunque, risulta riprendere, in parte, l’antico istituto della democrazia diretta.  

La democrazia diretta 

La democrazia diretta si contraddistingue per concentrare il potere sovrano nella mani del popolo senza nessuna intermediazione: il popolo è l’unico detentore del potere legislativo che non può essere delegato a nessuna carica o funzionario dello Stato. Quindi, tutti i cittadini possono partecipare direttamente alla vita politica su base volontaria, promuovendo iniziative nel rispetto delle regole fissate e sui temi di loro scelta.  La democrazia diretta è stata tra le prime forme di governo democratico, essendo il regime che si è sviluppato durante il V secolo a.C. nella polis di Atene: è importante ricordare, però, che a quel tempo non tutti i cittadini avevano il diritto di voto, ovvero né le donne né specifiche fasce di cittadini potevano partecipare alla presa della decisioni pubbliche, quindi non c’era una vera e propria democrazia come la intendiamo oggi. 

Il tema della democrazia diretta, dopo millenni di silenzio, riapparve durante l’illuminismo con Jean-Jacques Rousseau: secondo il filosofo la democrazia diretta è l’unico strumento attraverso il quale il popolo può davvero esprimere la volontà generale, la verità oggettivamente presente in ognuno di noi, che ciascuno deve scoprire e seguire onestamente, ovvero ciò che ci porta ad agire nel rispetto di noi e degli altri. Rousseau non accettava la presenza di rappresentanti del popolo eletti attraverso il voto, in quanto sosteneva che essi non rispettassero la reale volontà popolare, finendo per degradare l’intero concetto di democrazia. 

La democrazia rappresentativa e la sua crisi 

Per quanto l’ideale della democrazia diretta sia sempre rimasto nel cuore del cittadino medio, l’estensione geografica degli Stati, la numerosità della popolazione, la complessità e l’eterogeneità dei Paesi rendono praticamente impossibile applicare questa forma di governo. Per questo nel corso dei secoli abbiamo optato per la democrazia rappresentativa o indiretta: una forma di governo dove il corpo elettorale, che ha diritto di voto, elegge direttamente i propri rappresentanti. In questi ultimi decenni, però, stiamo assistendo ad un vero paradosso: per quanto sia ovvio e palese che uno Stato democratico sia nettamente migliore di uno Stato autoritario o dittatoriale, le democrazie dei Paesi Occidentali sono in profonda crisi

La principale causa è di natura politica-rappresentativa, poiché i partiti di massa sono sempre meno legati ad ideologie forti e, al fine di raggiungere il potere, sono disposti ad allargare il proprio bacino di elettori diventando catch-all parties, ovvero partiti piglia tutto: associazioni private che si svuotano di valori ideologici per conquistare più elettorato possibile. L’altra causa è legata al rapporto, sempre più stretto, tra finanza e politica e la presa di decisioni che spesso sono solo legate a interessi “alti” che sono ben distanti dalle necessità popolari. Un altro fattore rilevante ha che vedere con il passaggio da una preminenza del potere legislativo a quello esecutivo e la conseguente formazione di un apparato amministrativo più forte dello stesso Parlamento. Infine, la globalizzazione e la nascita di enti intergovernativi volti alla regolazione del mercato come la Banca Mondiale, il G8 o il G20, stanno lentamente erodendo il potere legittimo degli Stati, facendo sì che sia il diritto a seguire il mercato e non viceversa: non sono più le Nazioni a regolare l’economia mondiale, ma è quest’ultima che detta le regole. 

La nascita della democrazia elettronica 

Proprio tale crisi generale ha spinto molti a chiedersi se la democrazia fosse ad una sua fine o se, in qualche modo, fosse possibile un rimedio à questa lenta degenerazione. La nascita degli strumenti digitali è stata vista come un possibile mezzo per ridurre quel gap tra cittadini e politici o, addirittura, per eliminare completamente la classe politica. Pensare di votare stando comodamente sul divano della propria casa o prendere una decisione di rilevanza collettiva in pausa pranzo può sembrare allettante, ma quanto tutto questo può essere veramente buono per la nostra democrazia? 

Rischi della E-democracy 

Il primo grande rischio della democrazia elettronica è la manipolazione dei dati online a causa di possibili hackeraggi: sarebbe, dunque, necessario istituire un organismo esterno al sistema che controllasse e sorvegliasse sul giusto rispetto delle regole, un po’ come il Consiglio Superiore della Magistratura. Il voto potrebbe non essere più segreto, dato la possibilità di non poter garantire il rispetto della privacy durante la votazione. Inoltre, chi ci dice che a votare è proprio quel cittadino? Nessuno ci dà una certezza. Un ultimo elemento di rischio, ma non per importanza, è il digital divide, ovvero il divario tecnologico tra chi può accedere alla rete e chi non è in grado di farlo, non solo per problemi economici legati all’impossibilità nell’acquisto di un dispositivo tecnologico o di un abbonamento a internet, ma perché presenta un’età o un handicap che gli impedisce di votare tramite una piattaforma online. 

Le applicazioni attuali della E-democracy 

La E-democracy può essere anche letta al di fuori di una visione dogmatica: può essere utilizzata limitatamente al miglioramento dell’apparato burocratico o per unire ancora di più il legame tra partiti e militanti. Infatti, è possibile distinguere entro due tipo di democrazia digitale: la democrazia digitale diretta dove i cittadini partecipano al processo legislativo al posto dei rappresentanti politici, attraverso l’espressione del proprio assenso o dissenso  tramite un’apposita piattaforma digitale, e  la democrazia digitale partecipata, che consiste nell’incremento della partecipazione di tutti i cittadini allo sviluppo e all’indirizzo generale della politica, senza l’eliminazione della classe dirigente al potere.

Molti partiti si stanno dotando di una propria piattaforma virtuale che possa costituire un’assemblea permanente, dove tutte le iniziative vengono sviluppate e messe al voto tra tutti gli iscritti al partito. L’esempio più conosciuto in Italia è il blog di Beppe Grillo, ma anche la piattaforma del Partito Pirata Tedesco che, attraverso il software LiquidFeedback si fa carico delle richieste dei cittadini. L’Islanda stava portando avanti il progetto più complesso e ambizioso: riscrivere la Costituzione grazie al sostegno dei cittadini tramite specifiche piattaforme online, anche se a causa delle ultime elezioni politiche, tale obiettivo sembra essere fallito. 

Conclusioni 

Come si può ben dedurre, la E-democracy potrebbe essere la chiave di svolta per un cambiamento epocale, ma basare tutto su piattaforme online potrebbe non essere la scelta giusta. Internet è ancora troppo debole e poco sicuro per eliminare la democrazia rappresentativa così come l’abbiamo istituita nel corso dei secoli. Sicuramente possiamo trarre il buono da Internet e iniziare ad utilizzare piattaforme sicure come strumenti di confronto fra i cittadini. Circa il voto, trasformare un momento così importante in un semplice click dal telefono in qualsiasi momento della giornata o luogo in cui ci troviamo, nel letto prima di dormire, sul bus per andare all’università o in pausa caffè, andrebbe a svilire completamente un atto che concentra in sé il cardine della democrazia. 


Martina Marradi

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FIRENZE DIGITALE

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La digitalizzazione nelle città italiane sta sempre più prendendo campo, anche grazie alla spinta europea e ai finanziamenti della stessa Unione Europea, che ci permette di essere sempre più in contatto tra città, enti pubblici, enti privati e cittadini. Anche Firenze sta portando avanti questa sfida grazie al protocollo Firenze Digitale

Il protocollo Firenze digitale nasce nel 2016 con la firma del Protocollo d’intesa Firenze Digitale 2016-2018, successivamente prorogato al 2020, e rappresenta la volontà di costruire nell’area fiorentina un’alleanza tecnologica tra Regione Toscana, Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Confservizi Cispel Toscana e aziende partecipate del Comune di Firenze (Alia spa, Publiacqua spa, Firenze Parcheggi spa, SAS spa, Toscana Energia spa, ATAF spa) al fine di condividere dati, strumenti, metodi e risorse per mettere in campo azioni e sinergie che portino alla promozione di servizi digitali e progetti innovativi per la città di Firenze, la quale negli ultimi anni grazie alla digitalizzazione sempre più attiva dei cittadini sta portando a semplificare il legame tra gli enti pubblici e cittadini.

Il 27 Aprile 2021 è stato rinnovato il protocollo per il triennio 2021-23 grazie alla cooperazione tra gli enti che ha portato ad una collaborazione sempre più strategica tra le varie società che si interfacciano a questi servizi. Come ha spiegato l’assessora all’innovazione tecnologica Cecilia del Re l’obiettivo è quello di coinvolgere pubbliche amministrazioni, enti di ricerca, associazioni e aziende di servizio pubblico su iniziative di razionalizzazione di banche dati, di infrastrutturazione digitale delle città e di comunicazione alla cittadinanza per rendere più efficaci i servizi pubblici digitali e migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Sono sette le macro-aree di intervento: 

  • iniziative di smart city e valorizzazione dei big data per il miglioramento dei servizi pubblici e l’efficientamento dei processi interni e delle decisioni di policy making; 
  • promozione di iniziative di scambio dati e interoperabilità di sistemi informativi per migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici digitali a cittadini e imprese;
  • promozione di iniziative di condivisione e razionalizzazione di infrastrutture digitali (Wi-Fi pubblico, reti di sensori, connettività, piattaforme digitali);
  • valorizzazione di approcci cloud in riferimento all’ecosistema del Sistema Cloud Toscano e attuazione del Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione nel territorio fiorentino; 
  • promozione delle competenze digitali nel territorio presso cittadini e imprese;
  • gestione coordinata delle attività di comunicazione per un’informazione integrata al cittadino e per la promozione della cultura digitale; 
  • promozione di integrazioni e sinergie con le utilities per lo sviluppo di soluzioni innovative per la mobilità e l’ambiente.

Queste sette macro-aree sono fondamentali per sviluppare la città del futuro, e soprattutto per creare un legame con le nuove generazioni più legate ad un mondo sempre più digitale e interattivo.

Firenze, grazie a questa svolta digitale, è sempre più attenta alle esigenze di tutti i cittadini che sono ogni giorno più legati agli enti privati e pubblici per la richiesta di informazioni o atti utile per i cittadini stessi. Oltre ad essere costantemente aggiornate, le informazioni sono perpetuamente visibili a tutti i dispositivi tecnologici che abbiano una connessione alla rete.

Federico Brini

COMUNE DI FIRENZE PREMIATO PER IL VERDE DIGITALE

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In occasione dell’undicesima edizione del “Premio dei Premi” il comune di Firenze è stato
premiato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la creazione di una
infrastruttura digitale il cui scopo è quello di aumentare la consapevolezza sul verde
pubblico, la gestione trasparente e la valorizzazione del patrimonio arboreo.

La creazione di tale sistema digitale rientra nel progetto “Firenze Green Smart City”, un
pacchetto di iniziative che intende promuovere la sensibilizzazione verso l’ecosostenibilità
“smart”
all’interno del Comune di Firenze. Infatti, il progetto comprende anche iniziative
come “Dona un albero” e “Sistema di irrigazione smart”, che permette di razionalizzare l’uso dell’acqua.

A ricevere il premio sono stati, l’attuale sindaco di Firenze, Dario Nardella, e l’assessore
all’ambiente, smart city e innovazione Cecilia Del Re. La cerimonia, per via dell’emergenza
sanitaria nazionale, è stata svolta interamente online e ha visto la presenza: del Capo dello
Stato Sergio Mattarella, della ministra per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone,
della ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, e del
presidente della Fondazione Cotec Luigi Nicolais.

Secondo le parole del sindaco Nardella, il premio costituisce un riconoscimento all’impegno
degli ultimi anni per realizzare una città sempre più verde, sostenibile e digitale anche nella
gestione ambientale
. Gli obiettivi del progetto sarebbero due: la forestazione urbana della
città di Firenze, con lo scopo di abbattere gli inquinanti, e il coinvolgimento, più consistente,
dei cittadini nella tutela del patrimonio verde.

Secondo invece le parole dell’assessore Del Re, l’infrastruttura digitale a tutela del verde è
nata con lo scopo, non solo di coinvolgere maggiormente i cittadini nella gestione
dell’ambiente, ma anche di rendere accessibili e trasparenti i dati connessi ad essa.

Simón Rodríguez