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Firenze ha una storia secolare nella pratica sartoriale, tutt’oggi coltiva quest’arte senza aver perso la nota e mirabile accuratezza manifatturiera. Infatti, questa attività viene ancora coltivata negli atelier della città, i quali cercano di stare al passo con la moda contemporanea e al tempo stesso guardano alla storia, soprattutto artistica, del capoluogo fiorentino che ne ha cristallizzato l’identità nel cuore di molti.
Nei riguardi di Firenze, i ritratti Medicei sono un ammaliante viaggio alla riscoperta della storia della moda oltre che una dimostrazione della versatilità sartoriale nei secoli.

Galleria degli Uffizi sala 65
( Fonte: galleria degli Uffizi)
I quadri più celebri che ritraggono i membri della famiglia portano la firma di Agnolo di Cosimo Tori, detto il Bronzino, che con catalettica visione immortala l’eleganza della figura, la raffinatezza dal tessuto prezioso e la sua accurata lavorazione. Il tutto accompagnato da gioielli di inaudita bellezza su cui il nostro sguardo si adagia nella contemplazione dell’insieme. Il volto non va in secondo piano ma si eleva in una cornice dettata dalla capigliatura rigorosa e luminosa, che ne sublima lo sguardo e con esso la sua anima nell’eterno.
Numerose sono le figure medicee che il Bronzino dipinse e con esse i loro incantevoli e impeccabili abiti, che ce ne evocano l’amorosa e attenta manifattura. Per citarne alcuni: Bia de’ Medici; Eleonora di Toledo e il figlio Giovanni; Maria di Cosimo de’ Medici; Cosimo I de Medici, Garzia de’ Medici ecc..

Galleria Palatina Firenza
( Fonte: wikipedia )
Tiziano Vecellio è un altro dei ritrattisti più noti del secolo, protagonista dell’arte veneziana assieme a Jacopo Sansovino e l’Aretino. ‘La bella’ è uno dei ritratti più enigmatici dell’artista veneto, perché ancora oggi, nonostante le ipotesi proposte, l’identità della donna raffigurata è sconosciuta. Il ritratto fu commissionato dalla famiglia della Rovere, e grazie a Vittoria della Rovere, quinta Granduchessa di Toscana, giunse a Firenze dove tutt’oggi è conservato presso la Galleria Palatina.
Sicuramente appartenente a una famiglia di alta estrazione sociale, la ‘bella’ è colta nel passaggio dalle tenebre alla luce –dall’ impotenza all’atto– così recuperando la teoria di Aristotele, cara al suo tempo. Abbandona la malinconia giorgionesca, e ad essa Tiziano sostituisce un prolungamento del tempo, che provoca un senso di serenità nel vivere la vita, come mostra il leggero sorriso della bocca. Particolarmente efficace è la resa estetica del soggetto e le componenti psicologiche che trasmette: nobiltà d’animo, risolutezza, intelligenza, candore. Inoltre, nel quadro immaginativo è riuscito a cogliere la varietà attimale dell’istante, si nota la rapidità delle pennellate che non rifiniscono nelle sue forme la figura, con l’obiettivo di cogliere la verità del momento nella sua trascorrenza.
Come Tiziano stesso scrisse in una delle lettere inviate a Ludovico Dolce: “la natura, della cui semplicità son segretario, mi detta ciò che compongo”. La natura è dunque immediatezza del sentire e quindi l’arte deve essere trascrizione immediata e diretta della ‘semplicità della natura’ senza rifinire o calcolare.
Lo scorso mese, l’abito raffigurato nel quadro ha acquisito consistenza materica grazie al corso di sartoria tenutosi a Firenze (il laboratorio è stato promosso da Fondazione CR Firenze e Associazione OMA – Osservatorio dei Mestieri d’Arte- con il patrocinio del Comune di Firenze). Acclamata è stata la donazione della sontuosa veste al Corteo Storico Fiorentino, la cui presentazione si è svolta la mattina del 23 marzo, a Spazio NOTA.
La sua realizzazione è stata dettata dall’usurato stato in cui si trovava il precedente abito, destinato alla capogruppo, oltre che essere un’ideale opportunità per attualizzare la veste di oltre trent’anni fa. L’abito non è una copia, ma una rivisitazione fedele dell’originale, che tende ad una maggiore agevolezza, con un tessuto traspirante e con decorazioni non rimovibili, e ad una maggiore armonia rispetto al resto del Corteo.

(Fonte: gonews)
Per l’occasione, il designer Riccardo Penko ha progettato gli orecchini in argento dorato, anch’essi su ispirazione di quelli raffigurati nel dipinto. Realizzati completamente a mano, richiamano le antiche tecniche della tradizione orafa fiorentina.
Olivia Scaramuzzi, Consigliera di Fondazione CR Firenze, afferma a riguardo: “La donazione di quest’abito acquista oggi un significato importante di valorizzazione delle tradizioni popolari in un momento in cui la pandemia ha limitato le manifestazioni rievocative che rappresentano il cuore pulsante della memoria storica. Questa iniziativa è stata un’occasione importante di specializzazione sul tema della sartoria che siamo lieti abbia riscontrato un grande interesse. È anche il segnale di un efficace lavoro di squadra fra le varie realtà del territorio per dare opportunità lavorative ai giovani. Siamo infatti consapevoli che il valore del nostro passato unito alla creatività propria delle nuove generazioni riescono a tramandare quella bellezza del fatto a mano che è una delle grandi risorse per la rinascita del Paese”.

CORTEO STORICO
Il Corteo Storico Fiorentino è un evento a cui sono molto legati i suoi cittadini. Inizia la sua celebrazione in occasione dei festeggiamenti per il quarto centenario della Partita dell’Assedio. La Partita si svolse il 17 febbraio del 1530, al tempo si festeggiava la ricorrenza del Carnevale, in un momento di grande importanza storica, ovvero l’Assedio militare di Firenze ad opera delle armate di Carlo V.
Epilogo di questo periodo drammatico fu la Battaglia di Gavinana, che si consumò il 3 agosto 1530 presso l’omonimo paese del Pistoiese, determinando la restaurazione dei Medici al governo della città, e la morte di Francesco Ferrucci.

(Fonte: wikipedia)
Quest’ultimo oggi viene ricordato come eroe fiorentino e italiano, il quale dedicò la sua vita al servigio della Repubblica di Firenze, e che per essa morì. Oggi rivive tra noi attraverso le numerose commemorazioni che si sono susseguite nei secoli e che ne hanno lasciato ricordo, per esempio, viene citato nella quarta strofa dell’Inno di Mameli:
“Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò”
Inoltre non posso non citare il suo ritratto statuario posto in una delle nicchie che affacciano verso l’Arno nella loggia della Galleria degli Uffizi, vigile e armato mentre mira l’orizzonte più lontano.
Beatrice Carrara