La cura delle opere d’arte parte dall’Università: intervista a due borsiste

Intervista a due borsiste

Le Dottoresse Romina Origlia e Francesca Maria Bacci, borsiste presso l’Università degli Studi di Firenze, da settembre conducono un lavoro di catalogazione presso Santa Maria Nuova. E’ anche grazie alla loro  passione e al loro impegno che il Crocifisso di Francesco da Sangallo è finalmente visibile da parte del pubblico all’interno del percorso museale di Santa Maria Nuova.

1) Cosa maggiormente vi ha affascinato nell’impresa di catalogazione del patrimonio di Santa Maria Nuova? 

FB: Avere la possibilità di lavorare su un patrimonio così eterogeneo per tipologia di oggetti, arco cronologico e varietà qualitativa è un’esperienza estremamente interessante.

Altro aspetto su cui siamo stimolate a riflettere è il rapporto tra una raccolta d’arte così importante e il contesto a cui appartiene, un ospedale tuttora attivo e che ha come prima funzione l’assistenza sanitaria: come conciliare due missioni così distanti? Come conservare e rendere fruibile questo patrimonio?

RO: La ricchezza delle opere ancora da studiare e l’eterogeneità della collezione che include opere di pittura e scultura dal Trecento fino al Novecento con un cospicuo numero di tessili e reliquie.

2) Quali sono le esperienze artistiche che Francesco Da Sangallo traduce nel suo Crocifisso ligneo?

FB: A questa domanda si potrebbe dedicare un’intera lezione di storia dell’arte! Si tratta di un’opera matura e complessa che si nutre delle esperienze elaborate dal padre Giuliano da Sangallo e dallo zio Antonio, entrambi autori di eccellenti Crocifissi lignei, oltre che di altri fondamentali apporti meditati su scultori quattrocenteschi quali Donatello e Antonio del Pollaiolo. 

3) La scelta di collocare il Crocifisso nel Salone di Martino V, nel percorso museale di Santa Maria Nuova, a cosa è dovuta?

FB: Come dicevo prima la raccolta d’arte di Santa Maria Nuova vive in un contesto che si deve armonicamente integrare con le funzioni sanitarie e amministrative dell’ospedale. Il Crocifisso necessitava di uno spazio che fosse abbastanza grande da accoglierne le dimensioni monumentali e di un contesto che potesse valorizzarlo dal punto di vista espositivo. Da questo punto di vista il Salone Martino V si è rivelato perfetto: offre uno spazio adeguato dove il Crocifisso dialoga con altre opere di qualità ed è fruibile nel percorso di visita.

RO: Il Salone Martino V è uno dei luoghi più frequentati di Santa Maria Nuova, in quanto è utilizzato come spazio per incontri e conferenze inerenti alle attività dell’ospedale. In quella sala sono esposte opere del Quattrocento fiorentino, come la sinopia di Bicci di Lorenzo, una croce dipinta e un affresco staccato di Niccolò di Pietro Gerini che accompagnano in maniera cronologicamente coerente il Crocifisso di Francesco da Sangallo. Occorre anche dire che le dimensioni dell’opera con la sua croce erano piuttosto ingombranti e gli altri spazi del percorso museale non potevano accoglierlo.

4) Vedere oggi l’opera di Francesco da Sangallo nell’Ospedale di Santa Maria Nuova, luogo adibito alla cura dei malati, mi ha fatto pensare alla capacità salutifera dell’arte. Ritenete che l’arte possa guarire?

FB: Non so se l’arte possa guarire ma può donare bellezza ed emozioni che sicuramente aiutano a stare meglio.  

RO: In questa pandemia in cui i musei, le mostre e i principali luoghi di cultura sono stati chiusi credo che sia emersa in maniera molto forte, l’esigenza di stare a contatto con l’arte per migliorare la quotidianità delle nostre giornate e ricavarne un benessere mentale.

5) In conclusione, chiedo sempre ai miei intervistati se vogliono dare un consiglio a tutti coloro che stanno studiando attualmente nel loro stesso campo formativo. In questo caso, avete una esortazione da fare a coloro che stanno studiando Storia e Tutela dei Beni Culturali?

FB: Innanzitutto godersi appieno il percorso formativo, amare quello che si studia, sfruttare al massimo il privilegio enorme di studiare arte in un paese come l’Italia: andate in giro e guardate più che potete. Poi, per il “dopo”, essere consapevoli delle difficoltà e delle potenzialità di questo settore e capire qual è il campo in maggiore sintonia con i propri interessi e con le proprie capacità.

RO: L’unico consiglio che mi sento di dare è di riuscire a guardare il mondo che ci circonda con uno sguardo multidisciplinare e non avere paura di entrare in campi che sembrano lontani dal nostro perché anche i settori più insoliti possono regalare stimolanti esperienze di lavoro.

Beatrice Carrara

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