HENRY MOORE TORNA A FIRENZE

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A quasi 50 anni dall’indimenticabile mostra tenutasi al Forte di Belvedere nel 1972, Henry Moore torna a Firenze. Maestro della scultura inglese, questa nuova mostra vuole mettere in luce le sue produzioni grafiche, legate indissolubilmente alle sperimentazioni formali e linguistiche delle avanguardie storiche (con particolare attenzione a Brancusi e a Picasso) e con la tradizione dell’arte e dei maestri italiani dei secoli precedenti. Moore aveva incontrato Firenze già da giovanissimo: negli anni ‘20 del ‘900, infatti, non si era certo sottratto al “rito di passaggio” del Grand Tour in Italia, grazie al quale ogni artista anglosassone veniva iniziato all’arte classica e rinascimentale. È probabilmente in questi anni che si innamora di Giotto, di Donatello, di Masaccio. Del resto, come biasimarlo.

Foto 1: “The Artist’s Hand” photo by Nigel Moore

Ruolo importante nella sua evoluzione è ricoperto anche dalla realtà manifatturiera della Versilia, con cui entra in contatto e da cui rimane affascinato; il litorale fra Forte dei Marmi e Carrara, le Alpi Apuane e le zone limitrofe rimangono nel suo cuore come un substrato artistico di cui non si libererà mai.

La mostra Henry Moore. Il disegno dello scultoreè curata da Sebastiano Barassi, Head of Henry Moore Collections and Exhibitions e Sergio Risaliti, Direttore artistico del Museo Novecento. In occasione del ritorno di Moore a Firenze, il Museo Novecento vuole porre attenzione principalmente sul valore dell’infinita ricerca del maestro inglese attraverso i suoi disegni, ricerca che, auspicabilmente, sarebbe arrivata alla genesi della sua arte. Organizzata in team con la Henry Moore Foundation, con il contributo di Banca Monte dei Paschi di Siena, la mostra sarà visitabile fino al 18 luglio 2021 e ospiterà circa 70 opere fra disegni, grafiche e sculture esposte nei tre livelli del Museo.

Sebastiano Barassi, curatore, ha dichiarato che “Henry Moore. Il disegno dello scultore”, vuole essere un dono alla città che ha sofferto una crisi pandemica drammatica e che sta uscendo a fatica ma con coraggio e orgoglio da questa situazione così difficile. La presenza in questo momento storico delle opere di Henry Moore a Firenze è anche un richiamo alla forza dell’arte nelle massime difficoltà umane e sociali.

Il percorso espositivo si sviluppa seguendo diversi orizzonti tematici, partendo dal repertorio illimitato di forme e di ritmi che ha la natura, come affermato da Moore stesso, per arrivare alla narrazione tipica dell’artista che ruota intorno a motivi iconografici come rocce, ossa, alberi, animali.

Foto 2: Henry Moore a Firenze nel 1972, foto di Enrico Ferorelli, fonte Art Tribune

Punto cruciale del progetto è evidenziare il legame tra lo scultore e la Toscana: questo obiettivo è raggiunto attraverso l’esposizione di sculture e fotografie che rimandano (fra le altre) al periodo di fine anni Cinquanta in cui Moore visitò per la prima volta Querceta, vicino Forte dei Marmi. Motivo del suo viaggio fu la produzione di una grande scultura commissionata dall’UNESCO nel 1957, destinata alla sede centrale di Parigi. Sono anni in cui l’artista occupa la maggior parte del suo tempo a opere in bronzo, ma per quest’opera opterà per il travertino, essendo la stessa pietra utilizzata nella decorazione della sede UNESCO. La monumentale Reclining Figure sarà frutto del lavoro di Moore e degli artigiani delle cave carraresi della società Henraux

Nelle sale sono esposti bronzetti (molti sono modelli preparatori di sculture monumentali) che fanno riferimento ad alcuni soggetti molto cari all’artista, soggetti che hanno caratterizzato la sua ricerca di una genesi dell’arte: lo studio della figura umana, delle vertebre; la rappresentazione di donne sdraiate, di mani. Il punto di arrivo (o di inizio?) è certamente un equilibrio unico delle forme fra pieni e vuoti, aspetto caratterizzante della grande opera di Henry Moore.

Foto 4: Le opere di Moore a Firenze: Giulio Carlo Argan scriveva che “Le forme archetipe della mitologia di Moore sono l’osso che il tempo ha pulito, il sasso che la corrente ha trapanato e levigato.”
Fonte: Il Giornale

Saranno presenti delle immagini d’epoca che ritraggono l’artista nelle estati passate tra la Versilia e le cave di marmo di Carrara con amici e intellettuali: attraverso queste preziose fonti si traccia una storia fatta di legami e affetti continuativi.

La mostra sarà anche l’occasione per la realizzazione di un mediometraggio volto a raccontare, mediante una raccolta di testimonianze provenienti dal pubblico, il ricordo della mostra tenutasi nel 1972 al Forte di Belvedere. Allora, il 20 maggio, si teneva la prima grande personale interamente dedicata a Henry Moore: oltre 345 mila persone sfidarono il sole a picco per guadagnarsi un posto sugli spalti del Forte. Fra il pubblico c’erano Giovanni Leone, sesto Presidente della Repubblica Italiana e Edward Heath, allora Primo Ministro inglese. 

In cosa consiste la chiamata pubblica al ricordo del ‘72? 

Sostanzialmente, chiunque abbia partecipato all’evento è invitato a spedire via e-mail all’indirizzo del Museo Novecento i ricordi che si possiedono legati a quel momento: fotografie, cartoline, autografi dell’artista. Questa raccolta verrà pubblicata nei canali social del museo e confluirà in un libro che verrà pubblicato nel 2022, vero anniversario della mostra al Forte di Belvedere.

Daria Passaponti

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