American Art a Palazzo Strozzi

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American Art 1961-2001: la prima grande mostra dopo l’estenuante chiusura dei musei. Palazzo Strozzi conferma per l’ennesima volta il suo ruolo di punta nella diffusione dell’arte contemporanea nella capitale del Rinascimento.

L’Università di Firenze ha dato la possibilità agli studenti frequentanti il seminario sulle culture visive della contemporaneità, tenuto dai professori di Storia dell’Arte Contemporanea Giorgio Bacci e Tiziana Serena, di addentrarsi e scorgere più da vicino gli elementi caratterizzanti di questa mostra: ripercorrendo la storia degli Stati Uniti dagli anni ‘60, anni dell’inizio della Guerra del Vietnam, fino al tragico 2001. 

L’arte di questi lunghissimi quanto volatili 40 anni è celebrata grazie a oltre 80 opere di 55 artisti: fra gli altri, il monumentale Andy Warhol, la denuncia di Barbara Kruger e la provocatrice Cindy Sherman. Ma andiamo per ordine. 

Alcune di queste opere saranno esposte per la prima volta a Firenze, grazie alla preziosa collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis, il cui fautore è proprio il curatore e direttore associato dello stesso centro, Vincenzo de Bellis

Grazie al suo lavoro e a quello dell’altrettanto fondamentale Arturo Galansino, di cui abbiamo già avuto modo di parlare nell’articolo riguardante la Ferita di JR sempre a Palazzo Strozzi, si avvia dunque il 28 maggio, per chiudersi poi il 29 agosto 2021, una mostra che rilegge questi anni così dinamici e ricchi di eventi, ricordando che l’arte, di fronte ai più disparati fenomeni, bellici, sociali e antropologici, non ha mai taciuto. La mostra ce lo racconta affrontando le varie tematiche che costellano questo periodo, come la nascita della società dei consumi, il femminismo, le lotte per i diritti civili, le questioni di genere, tutto intriso dell’incertezza mascherata dal sogno americano che è stato propinato ai più in quegli anni. 

Cosa si cela dietro al sogno americano?

Certamente si celano le riflessioni sulla figura della donna di cui Cindy Sherman investe il ruolo di portavoce, si celano le influenze più o meno radicate e palesi provenienti dal mondo della pubblicità di Richard Prince e Barbara Kruger; si cela il terribile stigma dell’AIDS raccontato da Felix Gonzalez-Torres, le narrazioni posthuman di Matthew Barney che, con l’inquietudine che solo lui è in grado di far calare sulle cose, presenta, quasi sbatte in faccia al visitatore. Dopotutto, l’obiettivo di tutti loro e di tutti coloro che hanno operato nel loro importante e profondo solco artistico-culturale, hanno questo obiettivo: sbattere in faccia alla gente quello che succede. 

E no, non esiste, nell’America degli anni che vanno dal 1960 al 2001 (e nemmeno dopo, forse) un modo “carino” e “delicato” di farlo. 

La verità è questa, la verità è l’espressionismo di Mark Rothko e la sua tragicità dei colori che rifiutano un segno a cui sottostare, la verità è quella di Louise Nevelson e delle sue cassette/reliquiari assemblate con il legno, quello stesso legno a cui diceva di parlare. La verità è quella di Carolee Schneemann, l’artista che voleva essere chiamata pittrice ma che rimase famosa soprattutto per le sue performances, l’artista che con le sue opere, mai prive di uno sfondo di denuncia, ha raggiunto enormi traguardi in termini di consapevolezza e dialogo con un pubblico sui temi della sessualità e dell’erotismo, del femminismo e delle questioni di genere. 

Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana ha dichiarato: “Quello di oggi è un evento simbolico: la ripartenza della cultura in presenza a Firenze con questa mostra che ci fa percorrere un itinerario di grande rilevanza non solo sul piano artistico ma anche sociale. Quest’anno è” (il ventesimo) “anniversario del dramma delle torri gemelle. Con le torri gemelle è nato il terrorismo internazionale che ha fortemente condizionato il mondo. In 15 anni di attività la Fondazione Palazzo Strozzi fondata nel 2006 è riuscita ad esprimere la vitalità e la centralità dell’arte e questo è molto importante perchè alterna la storia del ‘Rinascimento senza fine’ alla contemporaneità con artisti come JR. La mostra che presentiamo oggi aiuterà sicuramente a rilanciare il turismo di Firenze e di tutta la Regione”

La mostra prosegue anche online attraverso la piattaforma American Art On Demand: grazie a un progetto in collaborazione con il Cinema La Compagnia-Fondazione Sistema Toscana e MYmovies, i possessori del biglietto di ingresso alla mostra potranno entrare nella sala virtuale “Più Compagnia”, che consta di una selezione di opere video fruibili in streaming che testimoniano il lavoro di artisti come Vito Acconci, Nam June Paik, Dara Birnbaum e Dan Graham. Questi artisti hanno utilizzato le immagini in movimento nell’ambito della performance, dell’arte concettuale e dell’estetica che caratterizza il periodo postmoderno.

La mostra, secondo Arturo Galansino, vuole dare un segnale di ripartenza per la vita sociale e culturale di Firenze e della Toscana (…) celebrando l’arte americana affrontando anche importanti temi come le lotte per i diritti civili e il ruolo della donna nell’arte. Per questa mostra si devono ringraziare come sostenitori: il Comune di Firenze, la Regione Toscana, la Camera di Commercio di Firenze, la Fondazione CR di Firenze, il Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi, l’intesa Sanpaolo, l’Enel, e infine come premium sponsor Gucci.

Orari mostra:

Lunedì-venerdì: 14:00-21:00

Sabato, domenica, festivi: 10:00-21:00 

Fine mostra: 29 agosto 2021

Daria Passaponti

Il manifesto della mostra American Art 1961-2001

Fonte: Palazzo Strozzi

Una delle sale della mostra

Fonte: Firenzetoday

Sala della mostra

Fonte: Firenzetoday

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