La nuova pedagogia nella scuola multiculturale

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Negli ultimi decenni si è posta la questione su come sia cambiato il contesto scolastico, soprattutto dal punto di vista della multiculturalità, e di quanto sia, perciò, importante rivedere il ruolo degli insegnanti ed il loro metodo di insegnamento. Il dibattito pedagogico che è nato sopra la questione richiede innanzi tutto un’evoluzione del corpo docente, che non solo si è dovuto adattare a nuovi metodi didattici legati all’avanzare della tecnologia, ma si è dovuto confrontare con studenti provenienti da varie parti del mondo, abituati a diversi contesti, e a classi multilingue.

In questo senso, l’Università di Firenze ha effettuato un grandioso progetto: il Master in Organizzazione e gestione delle istituzioni scolastiche nei contesti multiculturali (A.A. 2016-2017), promosso dal MIUR.

Il master si prefigurava di contribuire al miglioramento della formazione docente in relazione alla multiculturalità e dell’integrazione degli studenti stranieri all’interno delle scuole italiane. Hanno partecipato al progetto sia docenti universitari che docenti di scuole secondarie, essi hanno preso parte ad un percorso seminariale iniziale, dove sono stati promossi vari dibattiti per favorire uno scambio di idee ed opinioni tra gli insegnanti che si stavano approcciando al proprio mestiere con un nuovo punto di vista e nuove prospettive. Alla fine del corso è stato creato un project work che potesse esprimere e riassumere quelle che sono state le conclusioni tratte dal loro lavoro e dal progetto: l’obiettivo principale è stato quello di creare la possibilità di una collaborazione efficace all’interno delle classi, favorendo una visuale del mondo a 360°, che comprenda tutte le culture che ne fanno parte, abituandosi al rispetto e alla comprensione reciproca, così da sostenere una convivenza non solo pacifica ma anche efficace e produttiva. Questo obiettivo non poteva essere immediato in quanto, per i docenti, raggiungerlo significava rimettere in discussione tutto ciò che del proprio lavoro avessero appreso, sia a livello umano che didattico, stimolando all’interno del gruppo una auto-riflessione per stimolare un cambiamento professionale ma anche interiore.

Grazie a questo progetto si è portata alla luce l’importanza dell’integrazione di tutti gli studenti, sia italiani che non, all’interno delle istituzioni scolastiche, così da poter formare cittadini consapevoli attraverso una corretta ed approfondita educazione alla cittadinanza storico-sociale, quest’ultima fondamentale per promuovere una convivenza serena tra cittadini del mondo, abbattendo stereotipi e incertezze, abituando tutti al pensiero critico e creando così una cultura collettiva e pluralista basata sul dialogo.

Nessuno di noi appartiene ad una sola realtà, siamo tutti il risultato di una molteplicità di appartenenze, perché la cultura umana, fin dagli arbori, non è statica ma in continuo movimento, trasformazione ed evoluzione, pertanto è fondamentale abbattere le barriere che ci dividono e promuovere un’integrazione che parta dalle basi del nostro metodo di apprendimento: la scuola. La scuola è la prima “palestra di vita” che affrontiamo, se eseguita in maniera corretta è fondamentale per creare una società consapevole e che riesca ad affrontare il mondo con una visione critico-razionale. Ma come fare per far sì che la scuola sia efficace? La risposta che si è provata a dare nell’articolo, parlando del Master dell’Università di Firenze, è semplice: formare i formatori. Affinché essi siano capaci di trasmettere qualcosa di concreto ai loro studenti, è fondamentale che sappiano rimettersi in gioco, adattarsi al mutare delle generazioni, della società, delle nuove realtà, ed avere un approccio pedagogico ed umano aperto a tutto e a tutti.

Martina Guidi

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