ATTIVITÀ GIORNALISTICA: INTERVISTA A DARIO BALDI, SPEAKER RADIOFONICO E GIORNALISTA

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Uno sguardo al mondo giornalistico

In occasione della “Settimana Social“, Dario Baldi, giornalista presso Fiorentina News e Giustizia caffé, nonché speaker radiofonico presso LadyRadio Firenze, ci racconta la sua esperienza all’interno del mondo giornalistico, il suo passaggio dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Firenze, e la sua opinione su temi come: passaggio dei giornali dal cartaceo al digitale, utilizzo adeguato dei social media dai giornalisti, giornalismo sportivo.

Martina Marradi intervista Dario Baldi.

Intervista a Dario Baldi

Com’è iniziata la tua passione per il giornalismo?

Il primo episodio che mi viene in mente è proprio l’Università perché io venivo dalle scuole superiori dove avevo passione, scrivevo, ero stato rappresentante d’istituto, mi piaceva la politica. A quei tempi feci Scienze Politiche non per diventare espressamente un giornalista. Era nelle tante cose. Un giorno del primo anno passai per l’aula studio e ho letto un annuncio di Calcio più. Li chiamai, mi richiamarono e feci questo colloquio e da lì ho incominciato dai primi due articoli a farne 12 a settimana. Il primo anno ho seguito partite su partite, mi sono divertito tanto e da lì ho incominciato a prendere una serie di contatti. Dal calcio ho incominciato a scrivere su altro, ho messo la mia firma su altri pezzi e poi altre collaborazioni anche a titolo semplicemente conoscitivo. E quindi la mia passione è nata da lì, dal fare questo mestiere, che poi si è trasformato in conoscere campioni del mondo fino al più umile sportivo di paese del quale ho raccontato la storia, fino a dove sono adesso a Lady Radio, dove ogni martedì, giovedì o a volte il sabato, do il buongiorno alla città”.

Secondo te la Facoltà di Scienze Politiche ti ha veramente aiutato a raggiungere il tuo scopo?

“Se ti raccontassi la storia della mia carriera universitaria ti dovrei dire: lo sai che non ho fatto comunicazione, ho fatto relazioni internazionali, ho toccato e assaporato con mano le varie sfaccettature che poi mi hanno portato a scrivere di tematiche diverse dallo sport. In questo mestiere si ha un working progress continuo e lo si apprende giorno per giorno toccando con mano i vari aspetti della vita. E quindi ti dico sì, l’Università mi ha aiutato perché credo che serva una formazione progressiva e la facoltà di Scienze Politiche ha formato una nuova classe di persone che possono dare tanto. Ma se da una parte c’è lo studio dall’altra parte c’è l’applicazione. Non ti dico di studiare e basta“.

Com’è iniziata la tua esperienza in radio?

“In radio è iniziata in modo casuale. Vorrei citare un episodio: al primo anno di Università iniziai a collaborare ma era uno “scherzo”, chiamiamolo così. Facevo questa trasmissione che si chiamava “Scusate l’interruzione” su una web radio locale (radio Geronimo). Mi portarono dentro questa grande avventura. E poi ho collaborato con un’altra radio che è Radio Italia 5, dove commentavo le partite del Signa Calcio. A Lady Radio invece rappresento la città, e quindi la città parla attraverso la nostra voce, quindi non c’è soltanto il politico, c’è soprattutto la persona che ha un problema”.

Hai scritto la tua tesi di laurea su Alfredo Martini. Quanto è importante per te lo sport e i particolare il ciclismo?

“Nell’anno della tesi io entrai a conoscenza della famiglia Martini. Martini è il più grande CT della storia della nazionale di ciclismo italiana ma è soprattutto uomo, commerciante, politico . Nella tesi non racconto la vita di Alfredo e basta. Nella tesi racconto tutto ciò che lui scriveva nelle agende: raccontava storia, cultura, era uno che si appuntava le canzoni che gli erano piaciute piuttosto che una poesia di Garcia Lorca, si appuntava tutto in maniera splendida. [..] per me lo sport è lo sport di base: quello delle società di calcio, è quello delle associazioni che fanno correre i ragazzi disabili, è quello delle società di ciclismo in cui il presidente si toglie dalla tasca 1000 euro per comprare le bicilette, più che i vari Cristiano Ronaldo. Il nostro paese ha bisogno di creare una cultura sportiva. Io voglio che il nostro paese abbia una cultura e un rispetto per quei giovani che vanno tutti i giorni nelle palestre perché sì, lo sport è un’industria , sono tanti i soldi che girano però la nostra formazione passa esclusivamente dai nostri giovani. Per me lo sport è uno dei valori e principi fondamentali su cui il nostro Stato si regge.

Come giornalista qual è il tuo sogno professionale?

“Cosa vorrei diventare nono lo so perché per me anche fare radio in questa maniera è un sogno. Non so dirti dove vorrei arrivare. Sicuramente non mi pongo limiti, però mi sento di dire che step by step bisogna crescere e credere in quello che si fa.”

Quali qualità un giornalista deve avere per fare bene il suo lavoro e quali invece no?

Un giornalista deve raccontare quello che vede da un punto di vista di cronaca e se poi ha un peso importante poi può fare un’editoriale. La seconda qualità è quella di non lasciarsi ingannare. Sai quante volte mi è capitato di farmi raccontare una notizia da qualche collega che poi era falsa. Quindi bisogna sicuramente verificare le fonti. Io faccio anche l’ufficio stampa quindi a volte la vivo dall’altra parte della barricata e ti dico: dobbiamo essere sempre di più vicini con gli uffici stampa. L’altra cosa che mi sento di dire è quella di essere il più liberi possibili. E’ il primo punto per diventare un grande giornalista. Poi bisogna stare sulla strada e raccontare con i tuoi occhi quello che vedi.

Un consiglio a tutti coloro che sognano di fare i giornalisti?

Credere sempre in voi stessi . Non pensare mai di essere inutili o di essere l’ultima ruota del carro. Noi giovani siamo dei piccoli pesci rossi in un mare di quali. Mi piace sempre dirlo. E’ un lavoro dove ci vuole tempo, in tutto questo tempo però devi formarti e credere sempre nei propri mezzi perché se te non credi in te stesso non lo farà nessun altro.”

Quanto è importante per un giornalista l’uso dei social e come il giornalismo è mutato a causa dei social media?

“Questa è una domanda molto bella. Partiamo da un presupposto: per i giornalisti i social sono importantissimi. I giornali sempre di più andranno sui social. Per un giornale nel 2021 è importante avere i social, per un sito internet è importante avere i social, per il giornalismo sportivo è importante avere i social.”

Credi che questo slittamento a cui stiamo assistendo dal cartaceo al digitale per il giornalismo è sempre positivo o può in fondo essere nocivo?

“Bisognerà abituarsi perché dietro a quei giornali, dietro a quella carta ci sono tipografi, ci sono persone che impaginano, ci sono direttori, ci sono editori, ci sono caporedattori, ci sono giornalisti, ci sono persone che hanno degli stipendi. Sicuramente con Il Corriere alle 4 di mattina, Repubblica alle 5, La Nazione alle 6 è più facile perché non vai in edicola, però ti manca lo sfogliare la carta. Io mi ritrovo a volte a fare la rassegna stampa con il tablet. Con il giornale sotto è tutta un’altra cosa: il giornale lo tocchi, assapori l’odore della carta stampata, l’inchiostro che è ancora fresco la mattina e ti rimane fra le mani. Ci mancherà questo e non sarà una transizione facile per il nostro paese.”

Firenze, 28 febbraio 2021

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