L’ARTE CHE PARLA DAL WEB

Tempo di lettura: 50 secondi.

Tra mostre e tour virtuali, i social network sono divenuti chiave d’accesso al mondo dell’arte, ed esserci o meno fa davvero la differenza. Nascono figure professionali dedicate alla comunicazione dell’arte sul web.

Grazie ai social network in molti possono vedere, studiare, comprare opere d’arte, parlare con gli artisti e decidere se visitare una mostra, un museo o una galleria tutto questo comodamente dal proprio telefono. Gli stessi artisti usano questi mezzi per mostrare le proprie opere d’arte, per raggiungere un più vasto pubblico e in casi eccezionali essere essi stessi mezzi per creare nuovi progetti.

Emblematico è il lavoro “Love Stories – A Sentimental Survey” di Francesco Vezzoli. E’ l’opera dell’artista italiano attivato dal maggio 2020 sull’account Instagram di Fondazione Prada, in cui l’artista mette in luce con il linguaggio dei social lo stato emotivo, amoroso e psicologico della comunità online. Con “Love Stories” si appropria e sfrutta le strategie comunicative di Instagram, in particolare la funzione del sondaggio delle stories, strumenti che si stanno rivelando essenziali nel mantenere saldi i legami con gli amanti dell’arte e perché no affascinare e coinvolgere nuove persone. Ed è così che il web offre nuove opportunità, e nuove interazione nel mondo dell’arte e dei suoi protagonisti.

La metamorfosi che da tempo ha investito il mondo dell’arte, a favore di una mediazione telematica, è rintracciabile sulla pagina web del MiBACT, la quale ci illustra le istituzioni che hanno aderito all’iniziativa  #iorestoacasa: https://www.beniculturali.it/visite-virtuali.

E’ un progetto che si è esteso su scala internazionale ed è in progressiva crescita, infatti possiamo visitare le collezioni del :

Solomon R. Guggenheim Museum, New York

Louvre, Parigi

Museo del Prado, Madrid

Hermitage, San Pietroburgo

British Museum,Londra

Rijksmuseum, Amsterdam ecc…

Non a caso dall’inizio della pandemia i musei hanno subito un calo di visitatori, al contrario, le loro piattaforme web hanno avuto un aumento considerevole di spettatori da tutto il mondo. Recentemente la National Gallery ha stilato l’elenco delle opere pittoriche più cliccate nell’arco di tempo dell’ultimo anno. I girasoli di Vincent Van Gogh si aggiudicano il terzo posto, la medaglia d’argento Gli ambasciatori di Hans Holbein il Giovane mentre, al primo posto, troviamo il Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck. A proposito di ciò Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery, spiega: “È significativo che il ‘Ritratto dei coniugi Arnolfini’ di Jan van Eyck e ‘Gli Ambasciatori’ di Holbein siano le immagini che la maggior parte delle persone hanno cercato online. Entrambe sono scene di interni con persone vestite molto elegantemente, e mi chiedo se riflettano il nostro essere rinchiusi in casa durante il lockdown, desiderosi di uscire e festeggiare! Anche se la Galleria è chiusa, i nostri capolavori sono disponibili online per tutti”.

Dunque l’arte non ha esitato ancora una volta ad essere una medicina contro la crisi. Lo stesso numero di visitatori registrati a gennaio in concomitanza della  riapertura della Galleria degli Uffizi, con una media di 1200 visitatori giornalieri, dimostra la centralità dei musei nella comunità. Tuttavia i social network rimangono un potentissimo mezzo di integrazione sociale, strumenti  che le istituzioni culturali dovranno sempre di più sfruttare a loro vantaggio. 

Anche i profili Instagram di ragazzi intraprendenti sono valorosi mezzi di divulgazione della storia dell’arte, attraggono persone di tutta l’età e li conducono mano nella mano alla scoperta dei grandi capolavori. Giulia Bendinelli, studentessa di Storia e tutela dei beni culturali artistici presso l’Università degli studi di Firenze, è tra coloro che sfrutta questi mezzi per divulgare l’arte col cuore. La sua pagina instagram è @brezzadarte, e ho avuto la possibilità di intervistare:

Cosa ti ha spinto a condividere contenuti artistici su instagram? E cosa ti piace di più di questa “impresa sociale”?

Assolutamente la passione. Lo ripeto spesso, forse anche troppo, ma il motore del mio lavoro è la passione. Adoro quello che studio (per chi non lo sapesse, faccio Storia e tutela dei beni culturali) e mi è sempre venuto spontaneo condividerlo con i miei amici e la mia famiglia. Aprendo @brezzadarte e il canale su YouTube ho semplicemente ampliato il mio pubblico e ho trovato tantissime altre persone, esperte e non, che condividono l’amore per la storia dell’arte. Quello che mi piace di più è sicuramente il dialogo che si crea con chi mi segue: ci sono tante persone che mi scrivono dandomi le loro opinioni su un’opera e su un artista e questo mi permette di avere punti di vista diversi e di ampliare i miei orizzonti. Spesso parlo anche della mia esperienza universitaria, raccontando sia gli episodi positivi che quelli negativi; anche in questo caso è molto interessante quando le persone mi scrivono cosa vivono e mi fa sentire meno sola nell’affrontare le difficoltà

La pandemia ci costringe a mediare il nostro rapporto con le istituzioni culturali telematicamente attraverso tour virtuali, webinar, collezioni online ecc… ne hai fatto uso? se sì, hai dei siti che sono stati di tuo gradimento e che ci vuoi consigliare?

Una delle conseguenze più brutte di questa pandemia è stata la chiusura dei luoghi della cultura: mi sono impegnata in prima persona per mostrare la mia vicinanza a tutte queste istituzioni. Ho seguito regolarmente i profili Instagram e Facebook di musei, gallerie e aree archeologiche, che in questo periodo sono stati molto attivi e hanno sempre pubblicato contenuti interessanti. A marzo dell’anno scorso mi sono iscritta a un corso online di Arte Contemporanea istituito dal MOMA che mi ha permesso di conoscere numerosi artisti internazionali: credo che ne faccia ancora e mi sento di consigliarli a tutti. Un’altra piattaforma che mi sento di consigliare è Google Arts & Culture: permette non solo di visitare musei di tutto il mondo online, ma dispone anche di ricerche, di articoli e addirittura di giochi a tema arte veramente intriganti e stimolanti.

La nostra generazione molte volte si dimostra poco interessata all’arte contemporanea, secondo te perché in molti ne hanno una connotazione negativa? Mentre a te cosa piace di più dell’arte del nostro tempo?

Credo che le persone generalmente siano poco interessate all’arte contemporanea perché non è di immediata comprensione come potrebbe essere un ritratto o un paesaggio del Seicento. Spesso non è neanche esteticamente gradevole, visto che il canone estetico non è ormai da decenni un requisito richiesto per fare un’opera. Per essere apprezzata l’arte contemporanea ha bisogno di essere studiata, non basta semplicemente guardarla. Benché il requisito principale per capirla rimanga la curiosità, credo che le istituzioni culturali dovrebbero dare più strumenti alle persone per coinvolgerle di più: spesso noto che in alcuni musei di arte contemporanea non ci sono descrizioni o spiegazioni né dell’opere, né del contesto in cui sono state realizzate, né dell’autore: questo non fa altro che allontanare ulteriormente il pubblico.

Essendo amante dell’arte immagino che tu abbia viaggiato molto per vederla dal vivo, dunque ti chiedo qual è il museo o  più in generale, il luogo dove vorresti essere ora per ammirarne i manufatti conservati?

In questo momento vorrei essere a New York per perdermi tra le sale del MOMA e del Guggenheim! Restando però nel nostro paese, la prossima tappa (Covid permettendo) sarà Urbino, un piccolo gioiello nelle Marche pieno di storia e di bellezza! 

Parlando di Firenze cosa ti è rimasto più impresso?

Ho vissuto a Firenze fino a settembre come fuorisede: poi, vedendo che la situazione non stava migliorando e che avrei seguito tutte le lezioni del mio ultimo anno in DAD, ho dovuto lasciare il mio appartamento. Non posso dire altro se non che ci ho lasciato un pezzo di cuore. Firenze è una città incredibile, ovunque ti giri trovi un vicolo, un palazzo o un balcone interessante. È veramente impossibile per me trovare una sola cosa che mi è rimasta impressa, ce ne sono troppe. Se devo però scegliere un momento, un episodio che mi ha colpito nel profondo è stato salire sulla cupola del Brunelleschi al tramonto durante le vacanze di Natale e vedere il sole colorare di arancione tutta la città, mentre piano piano si accendevano tutte le luci. È stato magico, non credo che me lo dimenticherò mai.


Beatrice Carrara

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