ARTGRAM: INTERVISTA AD ANDREA DE MARCHI

“Un po’ di arte al giorno può allontanare la nostalgia di torno?”

Beatrice Carrara intervista Andrea De Marchi, professore ordinario di Storia dell’arte medioevale e coordinatore del Dottorato regionale in storia delle arti e dello spettacolo all’Università di Firenze, per parlare di “artgram“, un’agenda giornaliera che ci ricorda quanto sia importante l’arte.

Intervista al prof. Andrea De Marchi

Il 2020 ci ha obbligato a mediare attraverso le piattaforme informatiche la nostra passione per l’arte. Ha dei buoni auspici per questo 2021? O lavori in programma che vuole anticipare ?

La ricchezza di stimoli non manca. L’offerta di eventi, forum, meeting telematici ci mettono a disposizione con estrema facilità opportunità di ogni genere. Il problema è disciplinare questa offerta, saper fare delle scelte, anche nell’impiego del proprio tempo, e per chi si occupa di storia dell’arte non dimenticare mai l’importanza dell’esperienza diretta delle opere, sia per la loro materialità sia per il contesto frastagliato in cui sono immerse. In generale bisogna arginare il rischio che la dimensione virtuale, che offre potenzialità anche stupenda, non fagociti quella esperienziale. Da più di un anno assieme a due belle squadre di studiosi, per lo più giovani, stiamo lavorando a due progetti di ricerca su Allegretto Nuzi a Fabriano e su Ottaviano Nelli a Gubbio, sul Trecento e sul tardogotico in queste due cittadine molto importanti nel cuore dell’Appennino, con l’obiettivo di aprire due mostre a settembre, collegate a itinerari nelle chiese e nel territorio. Ora la situazione è ancora molto incerta e problematica, nel corso dei mesi prossimi capiremo se ciò si potrà realizzare e quindi costituire un’offerta importante per un momento di auspicabile ripresa della piena e libera mobilità, o se saremo costretti a rimandare. Intanto ci stiamo lavorando, come normale che sia. Dobbiamo sfruttare lo stallo attuale per studiare e riflettere di più, tutti. Forse potrebbe servirci.

In Artgram ogni giorno si vivacizza con una curiosità inerente all’arte. Quale tra esse l’ha emoziona di più?

Forse quelle che ho messo verso la fine, al termine del percorso diacronico, del viaggio molto personale attraverso la storia dell’arte, dal IV sec. a. C. ad Anselm Kiefer che ho provato a delineare. Quelle che cercano di far ragionare sui contesti di provenienza dimenticati e su una percezione anche luministica delle opere nei luoghi di origine, con sorprese straordinarie come fu per me anche quella di vedere i raggi del sole al tramonto che infuocavano e per trasparenza il rilievo marmoreo assottigliato ad arte tutto attorno al corpo morente di Cristo, nel pulpito di Nicola Pisano del Battistero di Pisa (alla data lunedì 29 novembre). Me ne accorsi anni fa, nel mese di gennaio, accompagnando un gruppo di studenti del primo anno.

Personalmente trovo che Artgram sia essa stessa un messaggio di speranza per il nuovo anno, di non abbandonare l’amore per l’arte ma anzi coltivarlo quotidianamente attraverso accenni, curiosità, interrogativi, nella speranza di poterla di nuovo studiare e contemplare dal vivo. Non vorrei sbagliarmi, cosa vuole comunicare a suoi lettori?

Un amico mi ha scritto: “L’agenda mi comunica una grande nostalgia per i viaggi e le scoperte che li accompagnano”. In effetti è caduta quasi paradossalmente nel momento in cui siamo più inibiti a girare e scoprire le opere celate nelle pieghe del territorio e dei musei minori. Sì, il maggior auspicio è che aiuti ad attizzare questo desiderio, suggerisca in futuro di esplorare sentieri meno battuti, col gusto anche della scoperta, di divertirsi, perché no? Perché chi pratica la storia dell’arte ne prova diletto (donde il termine “dilettante” con cui nel Settecento si indicavano gli amatori e intenditori di arte) e non deve vergognarsi di ciò! Jacob Burckhardt aveva sottotitolato il suo “Der Cicerone”, un fortunatissimo Baedeker per girare l’Italia alla scoperta delle opere d’arte, specie del Rinascimento, “Eine Anleitung zum Genuß der Kunstwerke Italiens”, un’introduzione al piacere per le opere d’arte d’Italia.

Nel maggio dello scorso anno ha partecipato al webinar “Per un’altra Firenze” che discutevano dell’urgenza di ripensare allo sfruttamento intensivo turistico in città come Firenze. Tra le numerose idee e stimoli che ne sono scaturiti, secondo lei, quale tra essi deve essere in primo luogo coltivato dagli studenti che si affacciano a una professione nel campo umanistico? E la questione più urgente da mettere in atto nel 2021 ?

Il mondo è cambiato e sta cambiando radicalmente. La gestione dei beni culturali una volta era garantita da un sistema potentemente incardinato sulla rete delle Soprintendenze, che fra gli anni settanta e ottanta hanno conosciuto una stagione gloriosa. Ora questo sistema è in crisi e non possiamo nascondercelo. La tutela è però un’esigenza sempre più viva e fin drammatica, va garantita ripartendo dal basso, dalle comunità, dalla rete potenziale dei musei locali che vanno qualificati come presidi quotidiani, vanno fatti vivere anche come luoghi di aggregazione e di conoscenza, estesa al territorio circostante. Un giovane storico dell’arte deve essere consapevole che deve avere molta inventiva coi suoi compagni, creare cooperative, offrire servizi, lanciarsi sulla comunicazione digitale, sensibilizzare a partire dai piccoli gruppi ancora radicati in un territorio che sentono come loro, fare proposte concrete e saperle organizzare, cercando sostegno negli enti locali, nei gruppi di volontari, nelle associazioni, nelle scuole, negli istituti di credito locali, nelle parrocchie, ecc. Ci vuole molta fantasia, ma con la collaborazione dei social e dei mezzi digitali si può far conoscere meglio il patrimonio diffuso e spesso ignorato anche da chi ci vive accanto, per non dire delle infinite difficoltà anche di accessibilità che il turismo culturale più colto e raffinato, che non è così esiguo, incontra. Si è visto il successo delle domeniche del FAI, una o due volte all’anno. Ma il FAI non è sistema, dovrebbero nascere ovunque gruppi che provino ad estendere lungo tutto l’anno proposte analoghe, unendo studio e valorizzazione, tutela e accessibilità, divulgazione e approfondimenti. Le cose da fare sarebbero infinite, basta guardarsi attorno. E sicuramente acquisire una certa scioltezza nel comunicare, in maniera anche aggressiva, ma con idee chiare in testa.

A tutti coloro cui preme l’impossibilità di vivere fisicamente il mondo culturale cosa consiglia?

Io penso, o almeno spero, che questa dura esperienza di limitazioni ci insegnerà ad apprezzare meglio e più intensamente le esperienze future, a saperle anche selezionare, proprio come chi riacquista la libertà dopo un periodo di cattività e lo assapora in maniera più autentica e consapevole. Per chi è religioso, ringraziando Dio nella propria vita, in ogni momento, per la bellezza di queste esperienze, come un dono.

Firenze, 17 gennaio 2021.

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