SINDACALISTA PER I DIRITTI DEI RIDERS: INTERVISTA A YIFTALEM PARIGI


Studente e sindacalista…

Martina Marradi intervista Yiftalem Parigi, classe 1999, studente dell’Università di Firenze nonché neosindacalista della CGIL.

Intervista a Yiftalem Parigi

Che facoltà frequenti e che cosa ti ha spinto a studiare proprio all’Università di Firenze?

Frequento il terzo anno di Economia Aziendale. Ho scelto l’Università di Firenze perché abito a Firenze.

Sei stato rappresentante d’istituto a liceo, sei stato rappresentante all’università quindi sei sempre stata una persona attiva, volta a dare una direzione alle istituzioni scolastiche. Che cosa puoi dire in merito?

Ho sempre fatto rappresentanza da quando avevo 15 anni e sono sempre stato una persona abbastanza polemica. Mi ha sempre preso il combattere della battaglie difficili. Quando vedevo qualcosa che non mi andava bene mi buttavo sempre nella mischia dalla superiori fino a ora.

A che età hai iniziato a lavorare come rider?

“Ho iniziato a lavorare come rider all’età di 18 anni, poco dopo averli compiuti, perché nel mio gruppo di amici quasi tutti lo facevano. Si parla di 3 anni fa, ed era un lavoro fatto davvero di tantissimi giovani proprio perché ti permetteva una flessibilità come quella di mettere insieme le esigenze personali e le esigenze delle scuole superiori. Quindi cominciai così, poi ho continuato fino a ora. Anche se ora potrei trovare altro. Ma quando cominci una battaglia ci rimani, non ti levi di mezzo.”

Hai scelto questo lavoro per pagarti gli studi…come ti sei trovato e quali sentimenti ti hanno spinto a lottare per i diritti di tutti i rider d’Italia?

Mi sono trovato discretamente bene all’inizio perché non conoscevo bene tutta la questione sui diritti e le tutele, quindi quello che mi davano mi sembrava normale. Poi parlando con i colleghi con il tempo ho notato che le persone si lamentavano di alcune problematiche […] Con il tempo, grazie ai colleghi che facevano da più tempo questo lavoro, ho incominciato a capire quali erano i diritti che ci spettavano in quanto lavoratori. Le condizioni andando avanti sono progressivamente peggiorate e con questo peggioramento però sono aumentati anche gli interessi dei lavoratori di combattere per migliorare le condizioni di lavoro. In questo contesto siamo venuti un giorno a contatto con la CGIL e con la Regione perché eravamo in Piazza della Repubblica, dove aspettavamo tutti insieme le consegne, e si presentò Enrico Rossi e la segretaria generale della CGIL Firenze. Si misero a parlare con noi e ci proposero un incontro. Si parla del 2018. Da lì è partito tutto.”

Secondo te le piattaforme digitali hanno modificato il modo di lavorare? Se si, come?

Le piattaforme digitali il modo di lavorare l’hanno modificato in maniera radicale. All’inizio ogni città aveva un responsabile, e così c’era anche una piattaforma per prenotare i turni, ma c’era sempre una persona fisica che comunque controllava se c’erano problemi con la piattaforma, con le singole persone, eccetera. Progressivamente questi responsabili sono venuti a diminuire. Quindi si è di fatto sempre di più depersonalizzata la cosa fino al punto a cui siamo arrivati ora. Per i lavoratori ciò ha causato dei grandissimi problemi: hanno sfruttato questa cosa per levarci tutele. Il problema è stato soprattutto la disintermediazione: se avevi un problema peculiare la piattaforma, che è abituata a ragionare per problemi fissi e preimpostati, non era in grado di risolverlo in quanto è un algoritmo.

Hai scritto una lettera alla CGIL: cosa vorresti che questa facesse per il mondo dei lavoratori, dato che, come hai scritto nella lettera, “il mondo del lavoro sta cambiando“?

A Firenze per la questione dei rider chiesi a loro di impegnarsi, di investire su questa battaglia e di provare a cambiare investendo su delle nuove battaglie come quella dei rider. E’ necessario un cambiamento, è necessario dare spazio ai giovani. Questo è stato fatto a Firenze: la dimostrazione è che io sono qui. Non è avvenuto in tutta Italia però a Firenze posso dire è stato fatto. Le cose le stiamo provando a migliorare combattendo per diritti e tutele.”

Ora che sei sindacalista quali sono gli obiettivi più importanti da raggiungere nel mondo del lavoro?

Nel mondo del lavoro il mio obiettivo è quello di provare a impedire che queste nuove forme di lavoro siano un metodo per tornare ai primi del ‘900. Inoltre, vorrei dimostrare che queste tecniche non possono essere utilizzate in Italia come non possono essere utilizzate in nessun altro paese o settore.

Cosa vorresti dire a tutti quei lavoratori giovani che si sentono sfruttati, hanno un lavoro precario e si sentono scoraggiati?

Di non accettare lo sfruttamento facendo passare l’idea alle aziende che le nuove tecnologie devono essere accompagnate da tutele per i lavoratori”.

-Come ti vedi da qui a 10 anni?

[…] La speranza è quella di aver terminato questa battaglia e di averla vinta. E poi magari di poter continuare a investire su altre battaglie affini dove ci sono gli stessi identici problemi che magari non vengono fuori nel dibattito pubblico”.

Un’ultima domanda che sembra scontata ma è importante: come stai adesso? dopo tutto quello che è successo.

Bene. C’è una grande soddisfazione. Mi ricordo all’inizio quando si cominciò a combattere questa battaglia io e un gruppo di amici pensavamo di combattere una battaglia persa. Invece ci stiamo dimostrando che così non è. Mi sono convinto che molti vogliono avere diritti e tutele. C’è una soddisfazione dunque sia mia che del gruppo“.

Firenze, 28 ottobre 2020.

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